THE YORKSHIRE RIPPER




Leeds 1975. Siamo a Chapeltown, un quartiere a luci rosse. Lì vivono operai ed immigrati, nelle tipiche casette a schiera inglesi, tutte uguali, tutte di mattoni, un piccolo giardinetto sul davanti, un altro sul retro. Poi c'è un campo di calcio, con un bel parco tutto intorno. Vicino al campo di calcio, in prossimità di una collinetta una mattina qualcuno rinviene un cadavere. Una giovane donna: Wilma McCann. Il fatto che colpisce è che abita soltanto a un minuto a piedi da lì, in una delle prime case a schiera sulla strada.
Sorgerebbero spontanee delle domande: il killer la conosceva? Faceva parte del suo ambito familiare? Oppure: lei era appena uscita di casa? Insomma, perché il suo corpo si trova proprio in quel punto ?
Wilma è madre di 4 figli, tutti piccoli. Il padre, forse il primo al quale si potrebbe pensare, non vive più con loro, da tempo, è sparito, irrintracciabile, ma non ha nulla a che vedere con l'omicidio.
Wilma è stata uccisa a martellate e il killer ha infierito colpendola decine di volte con un oggetto contundente. Potrebbe sembrare un delitto a sfondo sessuale, ma non è così. Forse il killer lo vorrebbe far credere, ma non si tratta di quello. L'accanimento è sintomo di disprezzo, come se volesse fargliela pagare. Ancora viene da chiedersi: la conosceva? Si trattava di una questione personale? Oppure voleva punirla in quanto donna, come se fosse per lui un simbolo di qualcosa?
Per prima cosa verrebbe in mente di sentire tutti gli abitanti di quella strada, se qualcuno ha visto qualcosa, oppure se sa qualcosa. Una donna uccisa nei pressi dell'abitazione può anche far pensare a un vicino di casa. Una caratteristica del profilo appare chiara: si tratta di un uomo che odiava lei oppure che odia le donne, indiscriminatamente. Forse un uomo rude, dotato di forza, in grado di maneggiare con agilità una mazzetta, che ha un certo peso. Il fatto che non abbia occultato il cadavere fa propendere per un certo grado di esibizionismo. Vuole farsi notare. Se così è, potrebbe ripetersi. Sembra quasi che abbia costruito una messa in scena, a favore di telecamera.
Difatti finisce subito su tutti i giornali. La polizia afferma che Wilma era una prostituta. Del resto siamo in un quartiere a luci rosse. Wilma esce la sera e si reca al pub, lasciando i quattro figli a cavarsela da soli. La polizia dice: beveva tanto, lasciava i figli soli, usciva da sola senza un uomo, era una prostituta. Subito: il killer delle prostitute.
Un errore che costerà caro alle forze dell'ordine. Solo il primo di una lunga serie di errori. Combinati al continuo avvicendarsi ai vertici delle indagini, provocherà il disastro.
Una, due, tre, dieci vittime. Tredici vittime.
La prostituzione c'entra, certo. In qualche modo. Bisogna leggere il contesto, che è la tremenda crisi economica che colpisce l'Inghilterra negli anni '70. Licenziamenti, scioperi, proteste. L'aumento del costo della vita. Molti non riescono a arrivare a fine mese, non sanno come sbarcare il lunario. Soprattutto in questa zona, con tanti operai licenziati, carenza di lavoro. Non è raro che donne qualunque decidano di prostituirsi per la disperazione. Anche madri. Il marito ha perso il lavoro e persino lui è d'accordo che la moglie cominci a prostituirsi. Magari solo una volta o due, per pagare le bollette. Questa è la storia della seconda vittima.

Tredici vittime, tra il 1975 e l'inizio degli anni '80, a cadenza regolare. Gli indizi a carico del serial killer, elencati dalla stessa polizia, come un mantra da ripetere (e ripetersi) continuamente sono: l'impronta di una scarpa numero 40 e mezzo, stivale Dunlop consumato, rinvenuta sulla gamba di una vittima. Impronte di pneumatici lasciate nel fango. E Basta. Perché in realtà loro ne aggiungono altri, ma non si tratta di indizi certi: un auto sportiva tipo muscle car, forse una ford Mustang o simile, sulla quale alcuni testimoni avrebbero visto salire una vittima.
I primi delitti avvengono a Leeds, ma poi il killer si sposta in altre città, anche a più di un'ora di distanza. Facile associare questa variazione nello schema del killer all'ingombrante monitoraggio della polizia nelle zone di prostituzione di Leeds.
Poi, col tempo, si aggiungono altri indizi, sempre più approssimativi. La polizia riceve delle lettere, firmate ripper, squartatore. Dicono che nelle lettere ci sono le prove che si tratti di lui. Non è vero. Ricevono anche un nastro. Il killer racconta. L'accento è geordie. Un esperto linguista afferma con sicurezza che quell'accento è diffuso soltanto in una piccola cittadina, in un'area estremamente ristretta, circoscritta. L'esperto ha ragione. Ma la voce del nastro è quella del killer ?
La polizia, fin dall'inizio, sceglie di diffondere la notizia sui media. Lancia appelli. Chi sa, parli. Aggiungono addirittura una taglia considerevole. Dopo qualche anno di insuccesso lanciano un progetto che consiste nel diffondere ovunque le lettere e la registrazione audio. Affissioni di manifesti, camioncini itineranti che si fermano in ogni piazza attirando un folto pubblico, con l'altoparlante che diffonde la voce dello squartatore. Qualcuno lo riconosce?
Un cacciatore di prostitute, dicevano. Hanno cominciato a chiedere nei pub, nei locali a luci rosse. hanno intervistato le prostitute, sempre restie a collaborare. Hanno piazzato infiltrati in incognito per le strade, di notte, nelle strade dove bazzicano i clienti. Nulla di nulla. Un dispiegamento di forze senza precedenti. Intervistate decine di migliaia di persone. L'archivio delle telefonate, tutte trascritte, diventa così pesante da rischiare di sfondare la soletta, tanto che gli ingegneri impongono di rinforzarla con altri pilatri supplementari.
Passano inosservate le sopravvissute. Diverse sono riuscite a sfuggire a un uomo che le ha colpite con un pesante martello. Forse arrivava un passante, forse un automobile ferma ha acceso le luci. Il killer le ha lasciate in una pozza di sangue ed è fuggito. Qualcuna di loro viene ascoltata, altre no. Non sono prostitute, quindi vengono ignorate. In realtà il killer non ha ucciso solo prostitute: una è un'impiegata, l'altra una studentessa. La prima, Wilma, non era una prostituta.
La polizia dice: lui caccia prostitute. Le due o tre eccezioni sono errori del killer. Un serial killer che caccia prostitute e non sa distinguere una ragazza "al lavoro" da una passante. Davvero curioso. Perché in realtà sceglieva in prevalenza prostitute? Semplice: lui vagava per le strade, in cerca di un'occasione. Lui non cercava persone. Cercava un sito: un luogo isolato dove poter colpire. Probabilmente continuava a girare in tondo con l'auto in quei luoghi fino a quando incrociava una ragazza sola, che magari stava tornando a casa a piedi dal pub dove era andata con le amiche. Bastano duecento metri. Come nel caso di Wilma, uccisa a un minuto da casa. Come nel caso della studentessa, uccisa a due minuti dal dormitorio, mentre tornava dal pub. Il modus operandi dunque consiste nello scegliere dei luoghi compatibili. Il killer conosce a Leeds tutti i luoghi compatibili, ma ne conosce altrettanti nelle altre città della provincia. Chi può conoscere così bene luoghi appartati e isolati in città così lontane tra loro? Un tassista, un autista, un camionista.
Le prostitute vengono ascoltate. Forniscono informazioni decisive per identikit, tutti simili, attendibili. Ben resto si conosce la faccia del killer. Porta la barba, nera, scura. capelli ricci a cespuglio, come un Harlem Globe trotter, anche se è bianco.
Un tipo così la barba non se la taglia. Non si toglie neanche gli stivali. Usa sempre quelli. Non cambia le gomme. Lancia la sfida.
La polizia si impunta su un tassista. Un tipo sospetto che ha cambiato le gomme all'auto, tanto che quando lo interrogano è posizionata su dei mattoni, sostituzione pneumatici fai da te. Peccato che quando lo trattengono in commissariato avviene un altro omicidio.
Poi, dopo la faccenda del nastro, si fissano sulla provenienza geordie, discriminando i sospettati in base a quello.
L'unica informazione davvero utile raccolta è legata una banconota da 5 sterline che il killer ha pagato in anticipo a una vittima, prostituta, che è riuscita a nasconderla in una tasca interna della borsetta. Lui se ne è ricordato, tanto che tornato sulla scena crimine per cercare di trovarla. Forse le impronte digitali, o forse altro. Il numero di serie. Una banconota nuovissima. Appena uscita dalla banca. Arriva l'esperto, questo davvero in gamba, che afferma che si potrebbe risalire a una serie di ditte che hanno pagato i loro dipendenti con quella precisa serie di banconote. Si dice che siano arrivati a fare il nome di un'azienda di trasporti. Camion. Un poliziotto indaga, si reca in quella ditta. Uno in particolare è identico all'identikit. La interrogano a fondo, ma lui dichiara di non essere un frequentatore di prostitute. Sembra un tipo a posto. Lo lasciano stare, per il momento. Al lavoro tutti lo prendono in giro e lo chiamano lo squartatore. Lui ride e dice a tutti che è vero. Ridono tutti. Verrà interrogato nove volte dalla polizia, sempre scagionato, anche perché non ha l'accento da geordie, per niente.

Si chiama Peter Sutcliffe.

Barba nera e capelli ricci folti.

Stivali Dunlop.

Camionista.

Lo squartatore dello Yorkshire.


Una notte lo fermano mentre è in macchina con una ragazza. Fermo lungo la strada. Il poliziotto si insospettisce perché si è accorto subito che la targa non può corrispondere a quell'auto. Perché ha contraffatto la targa? Tra l'altro, costituisce reato. Lo deve condurre in caserma. Lui gli dice che se la sta facendo addosso, ha bisogno di orinare. Il poliziotto gli indica un portone di una fabbrica. Non si accorge che Peter Sutcliffe nasconde nel soprabito una mazzetta da muratore, e che la abbandona dietro al bidone dell'immondizia.

Quando l'ha portato in ufficio i l poliziotto si ritrova a interrogarlo davanti all'identikit del killer, presente in tutti gli uffici. Lo guarda, lo confronta, vede che è identico. Risale subito sulla volante e torna sul luogo dell'arresto. Gli si è insinuato dentro un terribile dubbio. Scende, corre al portone. E trova una mazzetta. L'arma dei delitti.

In caserma, Peter Sutcliffe confessa 13 omicidi, li descrive nel dettaglio, minuziosamente. Inoltre confessa di non essere riuscito a finire altre 7 donne, tra le quali tutte quelle che avevano chiesto di essere ascoltate dalla polizia, ed erano state ignorate.

 


 


Domande da porsi:

- analisi del luogo

- analisi della scena

- profilo

 

indizi:

scarpa 40,5,

tracce pneumatici,

forse muscle car,

identikit,

accento geordie ?

banconota

 

 

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