Sean Baker, Anora, 2024
Un festival di illusioni: a volte la vita è solo quello. Illusioni. Baker lo sa e punta su un film che sa dappertutto di deja vu. Racconta la storia di una ragazza in fondo come tante, ma è una storia dal sapore di già sentito, una storia di illusione come tutte le altre. Nora vende il suo corpo, e spera in qualche modo che così facendo scalerà il suo successo. Si tratta di essere furbe al momento giusto, di cogliere la grande occasione.
Per lei, ballerina di strip club, prostituta diciamo occasionale, la grande opportunità si chiama Ivan. Baker risponde a tono a una vecchia trama di un film che ha fatto la storia, Pretty Woman. L'affascinante e straricco Richard Gere paga una bella prostituta per una settimana di coccole. Alla fine le chiede di sposarlo. L'Ivan che propone Baker non è certo Richard Gere, non ha un briciolo del suo carisma. Ivan è un ragazzino viziato, strafatto, un ventunenne che appare molto più scemo di quello che si addice alla sua età. Va detto che è figlio di un magnate russo, il che lo rende appetibile. Vive in un castello fatato con un garage pieno di auto di lusso, che però non può guidare.
Anora fiuta un tesoro e si tuffa a peso morto su di lui. Anche lei forse ha visto Pretty Woman, forse lo ha studiato a memoria. Peccato che Ivan è talmente drogato da non ricordarsi nemmeno cos'ha fatto il giorno prima. Quindi, se la sposa, e la sposa, non giriamoci troppo intorno, sappiate che è privo di capacità di intendere e di volere. Solo la povera Anora ci crede. Lei è più grande di lui, dice di un paio d'anni. Dovrebbe essere più scaltra.
La storia di trasforma in una divertente commedia farsesca in cui si scopre che, manco a dirlo, i genitori di Ivan fanno parte di una specie di spietata mafia russa, per la verità piuttosto maldestra.
Baker, al contrario di Anora, è furbissimo, e si gioca tutto con un finto divertimento che allegramente conduce verso una fine annunciata. Maschera con i fuochi d'artificio una vicenda toccante, colma di pietà nei confronti di una ragazzina allocca che crede ancora al principe azzurro, quello targato Richard Gere di Pretty woman. Procede con la finta leggerezza di una serie tv. Monta le scene con accuratezza, con una rullata di immagini degna di Ejzenstejn, una cascata di sovrapposizioni che rende bene l'idea. Metà sono performance sessuali di Anora, il suo pass per il paradiso. Allo spettatore è più che ben chiaro che armi abbia intenzione di sfoderare la protagonista.
Ci è riuscita oppure no?
A ogni spettatore la debita riflessione.
Buona visione.
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