Giurato n.2

 Clint Eastwood, Giurato n.2, 2024

 



Proprio in questi giorni distinguevamo tra due stili di regia: registi che ribadiscono la propria presenza, la propria leadership, allo spettatore, e registi che spariscono. Io non ho predilezioni. Mi piacciono sia Hitchcock che Clint Eastwood.
Giurato n.2 di sicuro appartiene alla seconda categoria, quella dei registi che "spariscono". Il buon vecchio Clint non fa nulla per annunciarci la sua presenza. Riprende, punto e basta. Ci mostra i fatti per quello che sono, senza nessun bisogno di commentare. Nessun virtuosismo visivo, nessun artificio particolare. Protagonista assoluto quel Minimalismo che traccia il sentiero dell'arte nel terzo millennio, la Categoria Estetica dominante.
Vengono scelti i giurati per un processo. Loro non sanno ancora di cosa si tratta, nemmeno noi in sala. Il titolo del film suggerisce di concentrare la nostra attenzione sul giurato n.2. Perché ? Clint ce lo dice subito: il giovane giurato è in realtà il colpevole del fatto, a cui l'imputato è completamente estraneo. Questo è l'incipit. Già nelle prime scene il numero 2 rivede la scena davanti ai suoi occhi, mostrandocela. Lui, con tutti noi in sala, si chiede se sarà il caso di confessare il crimine. Anche perché è stato un incidente. Non se ne era nemmeno reso conto: non aveva investito un cervo, ma una ragazza.
Il film cita la mitica pellicola La parola ai giurati, ma non si tratta solo di quello. La superstar del cast, Simmons, ex detective in pensione, ora giurato, prende in mano le redini del gioco. Continua a indagare, anche se non si può, non si deve fare.
Il nostro numero due è tormentato. Ha una moglie, aspetta una bambina. Dopo che hanno perso due gemelli. Il sogno di una famiglia finalmente si realizza, e ora capita questo. Conta più la Verita o la Giustizia? Perché la Giustizia, con la G maiuscola, non può decretare che un (incolpevole) incidente possa distruggere una vita e una famiglia. Puro Durrenmatt. Quesito esistenziale.

Clint Eastwood, si sa, non sbaglia un colpo.
Il suo è un film semplice, come sempre, basato su grandi interrogativi morali. Colpisce al cuore, come sempre, con tenerezza, con passione, ponendo domande che sono le domande di tutti, le domande chiave.
E, come sempre, centra il bersaglio.
In pieno.