Me l'hanno consigliata. Ero scettico, Perché avevo già visto il film Room, ispirato dalla stessa storia.
Una ragazza imprigionata per anni in un bunker da un maniaco, che la costringe ad avere dei figli da lui. Caspita.
Per forza di cose il film si doveva svolgere per intero nella stessa stanza e lo spettatore, per due ore, poteva anche resistere.
Ma una serie? Sei puntate in un bunker?
Invece è qui la novità. Il ribaltone.
Guardo l'episodio pilota. La vicenda inizia con la fuga. Mamma e figlia scappano attraverso un bosco. La madre finisce sotto a una macchina. La bambina viene raccolta dall'ambulanza.
Entrano subito in scena personaggi accattivanti, dei quali il mio preferito è l'infermiera Ruth, che riesce subito a catturare l'attenzione della bimba impaurita. Neanche gli psichiatri possono ambire a tanto.
Altro gran bel personaggio è il detective, che compare per la prima volta davanti allo schermo del portatile, con due occhi cerchiati dal sonno, devastato. Mastica anti depressivi come fossero noccioline. Ma è simpatico e, dettaglio non da poco, si impegna. Ci mette il cuore.
A lui si aggiunge una collega, ora divenuta il suo capo, che in teoria dovrebbe finirci a letto nel giro di due puntate. Ma non è una di quelle serie. Qui gli autori puntano tutto sul mistero, agghiacciante. C'è un bambino da liberare, imprigionato in un bunker che non si trova. Trovato il bunker, resta da scoprire chi è l'aguzzino.
Così nei dintorni di questo posto delizioso immerso nei boschi, si conducono le indagini. Posto che ha un sapore familiare: la deliziosa villetta di campagna col giardino dei nonni, la clinica immersa nel verde, il bel quartiere residenziale.
E poi la mitica spiaggia di Egmond and zee con il faro.
Grandi attori e tanta umanità.
Se vi piacciono le storie toccanti, non perdetela.
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