Semplicemente il Dio dell'architettura
senza eguali
Peter Zumthor
Alonso Ruizpalacios,
ARAGOSTE A MANHATTAN, 2023
(LA COCINA)
Sisu è un termine finlandese che si può tradurre in italiano con espressioni quali: forza di volontà, determinazione, perseveranza e razionalità. Manca una traduzione più precisa. Sisu è una parola chiave per capire la cultura finlandese. La parola deriva da sisus, che significa intimo, interiore. Significa coraggio estremo di fronte a ostacoli insormontabili. È più che un semplice hartia pannki, coraggio fisico. Ci vuole forza interiore, e ottimismo e capacità di resistenza e un bel po' di quell'ostinatezza tipica del mulo, quel tipo di testardaggine che permette a un uomo a cui è stata diagnosticata una malattia incurabile di sopravvivere ai suoi medici. Forse non vinciamo sempre, dice la sisu, ma sicuramente non perderemo mai.
TOP GUN
Tony Scott, 1986
Oltre la cortina di ferro, questi film che apparivano dozzinali agli occhi di noi occidentali, sortirono l'effetto opposto: dato che, per ovvi motivi, erano severamente proibiti dalla censura, presto iniziarono a circolare sul mercato nero. Intere famiglie si ritrovavano nell'appartamento di chi aveva il videoregistratore per vedere di nascosto ciò che era proibito: il mondo occidentale. Coca- cola, motociclette, auto di proprietà, vestiti, fast-food. Nell'Europa dell'Est il cinema americano illegale è diventato un fenomeno di massa, che secondo la tesi, documentata, di Ilinca Călugăreanu, è all'origine della rivolta che ha portato alla dissoluzione della cortina di ferro.
Tra questi film americani c'era Top Gun.
Io lo ammetto, ho sempre pensato che Top Gun fosse solo un film pieno di esibizioni cariche di testosterone e di bulli da due soldi. Discorso a parte la colonna sonora, bellissima: avevo anche la cassetta. Poi, da grande, ho scoperto che per molti dei miei coetanei aveva assunto un significato diverso. Nei paesi dell'Est circolava solo sul mercato nero, e quindi era diventato il simbolo della libertà, incarnato da quelle incredibili acrobazie di caccia che tuonavano nel cielo.
La libertà.
Maverick, è uno sbruffone. Tom Cruise lo rende alla perfezione. Non sta alle regole, mai, nemmeno in volo, creando lo scompiglio. Il suo avversario, interpretato da Val Kilmer, è un duro, ma disciplinato. I due gareggiano ovunque, anche sulla sabbia del beach volley, esibendo muscoli a più non posso. Anni Ottanta...
C'è da dire che gli istruttori sono geniali. Uno più bravo dell'altro. I loro discorsi sono da cineteca. Io adoro il primo, quello delle selezioni, per le sue battutacce a effetto. Poi c'è Michael Ironside, grande attore, vedi Scanners.
Poi c'è 'istruttrice sexy. All'inizio Maverick ci prova sfacciatamente con lei in un bar, completamente ignaro del ruolo che assumerà il giorno dopo in Accademia. Una bella trovata, immaginatevi la faccia di Maverick quando lei sale in cattedra. Ma in ogni caso la brava prof. se lo mangia con gli occhi. Così inizia l'interminabile flirtare, un tira e molla che ci tiene impegnati per metà film. Gli sguardi che scambiano sono più roventi di mille scene dai più noti film scandalosimesse assieme .
Poi ci sono le missioni, appunto. E le canzoni. Parte Take my breath away, e voi alzate il volume, raccomando.
Yodas Crew
TROLL HUNTER, André Øvredal, 2010
Tutto vero: nel 2009 sono stati ritrovati dei filmati ripresi da alcuni giovani giornalisti emergenti poi misteriosamente scomparsi. Il governo norvegese ha messo a tacere il contenuto dei nastri, facendo sparire tutti gli autori.
Cosa mostravano i filmati? L'esistenza dei troll. I troll, che si dividono in sei specie sconosciute, abitano le zone montuose disabitate, per lo più al centro della Norvegia. Non immaginatevi esseri simpatici. Sono molto aggressivi, soprattutto quando contraggono la rabbia. Sono molto simili ai troll come vengono tramandati dal folklore scandinavo, col caratteristico grande naso. Una specie però ha tre teste, di cui in realtà le due laterali sono finte, servono solo a spaventare gli animali. Un'altra specie si caratterizza per le dimensioni spropositate: 50 o cento metri, o giù di lì.
Come li hanno scoperti i nostri eroici giornalisti? Seguendo un tale, sospettato dai media di essere un bracconiere, che in realtà è stato incaricato direttamente dal governo di sterminare i troll che escono dalle zone disabitate e si avvicinano pericolosamente ai centri urbani. Ciò accade sempre più spesso, per via dei cambiamenti climatici e del buco dell'ozono, visto che i troll soffrono la luce.
Anche i se i troll non vi interessano, e non vi interessa sapere a che pericoli andiamo incontro, sappiate che ignorando questo documentario rischiate di perdervi alcuni dei panorami più belli che abbiate mai visto: fiordi immersi nella nebbia, coperti di neve, circondate da meravigliose foreste di conifere. E poi roulotte, campeggi, cabine in legno. Tanto trekking ed esplorazioni notturne di boschi.
Vedendo questo documentario vi verrà voglia di passare un week-end in camper presso i boschi, magari in Trentino, o in Svizzera, o anche in Norvegia.
Tra parentesi: le scene con troll fanno veramente paura, pur essendo esenti da splatter, e le immagini sono semplicemente tra le più belle mai viste su un grande schermo. Il finale è qualcosa di incredibile: appartiene a un altro mondo.
Troll hunter non è solo un film, è il capolavoro del mockumentary.
Yodas Crew
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disponibile (a pagamento) su: Youtube, Google Play, Apple, Rakuten
LA PAURA NEL CINEMA
DAVID LYNCH
(STRADE PERDUTE)
Hannah
Arendt scrisse riguardo all'Olocausto che nessuno era
responsabile, o meglio, nessuno vi si sentiva; facevano solo il
proprio lavoro. Eichmann stesso si sentì vittima di un'ingiustizia,
ed era profondamente convinto di star pagando per le colpe degli
altri: dopotutto, lui era solo un burocrate che faceva il proprio
lavoro, ed incidentalmente, questo coincideva con un crimine.
Questa
è la banalità del male. Ognuno scarica la responsabilità
sull'altro, vivendo il proprio atto malvagio come un fatto qualunque,
banale, parte di una
routine quotidiana.
Il film La zona d'interesse ribalta
completamente questa prospettiva. Dietro l'apparenza di normalità,
ostentata attraverso tutte le inquadrature (posizione della mdp.
scenografie, costumi), si nasconde una lampante verità. Tutti i nodi
vengono al pettine.
Sembra che i componenti della famiglia Hoess
non si rendano nemmeno conto che accanto loro orto idilliaco la
ciminiera mandi sbuffi di morte.
Sembra,
ma non è così.
Ad ogni sbuffo di morte loro godono, perché
ogni sbuffo è la dimostrazione, così credono, della loro
superiorità. A scanso di equivoci la moglie vuota il sacco,
minacciando la serva:
Potrei dire a mio marito
di spargere le tue ceneri nei campi
Parole
che pesano come macigni, scagliate su ogni spettatore in sala.
Del
resto che dire del Comandante Hoess che al tavolo da pranzo studia
con gli esperti le planimetrie dei forni crematori per cercare di
migliorarne la "resa" ?
Le vittime come numeri
di un'equazione.
Li chiamano carico.
Ricaricare
la camera di combustione.
Non
c'è ombra di dubbio: non si possono pronunciare parole come queste
con indifferenza.
L'indifferenza è bandita. Parole come queste si possono pronunciare
solo come atto di consapevole efferatezza. Nello stesso momento in
cui la parola carico
ti esce di bocca, tu stai declamando la tua superiorità rispetto a
un essere inferiore, in realtà tuo simile, ma che per te è solo
carico.
Non si può
equivocare su tale intenzionalità.
Può
esistere dunque la banalità del male?
Il caso ha voluto che mi
capitasse in mano un libro di McCarthy. Meridiano di
sangue. L'autore descrive senza
mezzi termini un universo a noi lontano, appartenente al Far West del
1850. Si tratta di un inferno. I cavalieri, una spedizione di
cacciatori di taglie, attraversano un paesaggio disseminato di
orrore: teste mozzate appese alle facciate delle chiese, cadaveri
divorati dagli avvoltoi, ovunque. Ogni giorno la scena si ripete. E
loro nulla, come niente fosse. tirano dritto. Quando arriva il loro
turno, fanno di peggio. Commettono atrocità in rapida sequenza,
freddamente. Capiamo che sentono di non aver scelta. E' la loro vita:
come animali che debbono uccidere per non essere braccati.
In
questo contesto davvero i mostri sembrano non essere per nulla
consapevoli del male che stanno compiendo. Anzi non si tratta nemmeno
di male. Non c'è scelta. Nessuna alternativa.
Potrebbero
starsene in casa barricati come i poveri messicani nelle baracche.
Invece hanno scelto di stare fuori e cacciare. Ma, dalla loro
prospettiva, non hanno scelta. Quella è l'unica modalità di vita
che conoscono.
Quindi quel Far West è il regno della banalità
del male.
Ma era il West senza legge del 1850.
Si può
dire la stessa cosa del 1945?
Di certo non si può dirlo della
famiglia Hoess nel film. Caratteristica inequivocabile del nazista è
esercitare la propria superiorità consapevolmente. Non una
superiorità dovuta a meriti, ma una superiorità dovuta alla razza.
Di matrice puramente elettiva.
Un altro film che stimola la riflessione sulla banalità del
male è lo splendido Safari di Siedl.
La telecamera imparziale e
oggettiva riprende alcuni di gruppi di cacciatori durante un safari
in Africa. Non vi è presente alcuna forma di giudizio morale. Non si
tratta di mettere in discussione la caccia. L'unico punto di vista è
quello dei cacciatori, ripresi durante l'attività e poi
intervistati.
Quello che fa riflettere è come essi siano
totalmente immersi all'interno del loro universo, la confraternita
dei safaristi, come se tutto il resto il mondo fosse lontano anni
luce, dimenticato. In quel momento sono talmente assatanati, rapiti
da quello che stanno facendo, che non sembrano più nemmeno
accorgersi della telecamera che li riprende, per mostrare al mondo
quello che stanno dicendo. Sembra che in quel momento si siano
costruiti una corazza addosso, capace di preservarli dal giudizio
dell'altro.
Il fatto che sia giusto o sbagliato cacciare non ha
niente a che vedere con il film, che si propone di scandagliare
l'assolutismo, ferreo,
della convinzione dei
protagonisti.
Non c'è altro modo di esistere se non quello.
Forse la banalità (del male), se esiste, quando esiste, è
simile all'incapacità di percepire, di prendere in considerazione,
altri punti di vista al di fuori del proprio ?
LT
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