Stephen King, La nebbia
APPUNTI NELLA FORESTA
Alonso Ruizpalacios,
ARAGOSTE A MANHATTAN, 2023
(LA COCINA)
La cucina che dà il titolo al film è quella di un ristorante di Manhattan. Una cucina infernale, nel senso buono e cattivo del termine. Un crogiuolo di razze, colori della pelle, lingue. Il meltin'pot allo stato puro.
Il film inizia con l'arrivo di una ragazzina messicana, che si candida per un colloquio. L'avrebbe mandata a chiamare, così dice, un cugino che lavora lì come chef. La ragazza percorre un lunghissimo e labirintico corridoio che pare interminabile, immerso nel buio, stretto, soffocante. Capiamo subito che il tema è la claustrofobia, trasmessa così intensamente da essere avvertita nelle viscere dello spettatore. Senso di asfissia. Il colloquio è un interrogatorio della Gestapo, ma alla fine viene accettata. Si reca nella cucina, così finalmente la vediamo: i cuochi sembrano stipati dietro un bancone come se fossero tanti soprammobili, spalla contro spalla, gomito a gomito. La sensazione è quella di una catena di montaggio. Ma l'essere così a stretto contatto rende in qualche modo solidali i lavoratori. Spesso si lanciano tra di loro in danze sfrenate di parolacce e insulti razzisti, ognuno nella sua lingua, e pare che si divertano tantissimo, tutti assieme maschi e femmine, tutti a insultarsi a vicenda e senza sosta. Un'indigestione di parole, urla, risate, volti tesissimi. Ogni cosa assume il sapore di lercio, di promiscuo. Ma regna comunque una sorta di fratellanza implicita, che tocca il cuore. La più evidente sensazione è che si tratti, lì dentro, nell'inferno, di una grande famiglia. Anche se la polveriera è sempre a un passo dall'esplodere.
Tante le sequenze memorabili: quando la cucina si inonda e tutti continuano a lavorare di corsa come se niente fosse. Poi nel vicolo, quando in pausa si confidano, seduti per terra, con le scale antincendio che paiono anch'esse scenografie di gironi infernali. E poi c'è il finale, quel finale, in cui Pedro esplode. Quella scena lì, quel piano sequenza, fatevi un favore di non perderlo, perché è già Storia.
Sisu è un termine finlandese che si può tradurre in italiano con espressioni quali: forza di volontà, determinazione, perseveranza e razionalità. Manca una traduzione più precisa. Sisu è una parola chiave per capire la cultura finlandese. La parola deriva da sisus, che significa intimo, interiore. Significa coraggio estremo di fronte a ostacoli insormontabili. È più che un semplice hartia pannki, coraggio fisico. Ci vuole forza interiore, e ottimismo e capacità di resistenza e un bel po' di quell'ostinatezza tipica del mulo, quel tipo di testardaggine che permette a un uomo a cui è stata diagnosticata una malattia incurabile di sopravvivere ai suoi medici. Forse non vinciamo sempre, dice la sisu, ma sicuramente non perderemo mai.
TOP GUN
Tony Scott, 1986
Oltre la cortina di ferro, questi film che apparivano dozzinali agli occhi di noi occidentali, sortirono l'effetto opposto: dato che, per ovvi motivi, erano severamente proibiti dalla censura, presto iniziarono a circolare sul mercato nero. Intere famiglie si ritrovavano nell'appartamento di chi aveva il videoregistratore per vedere di nascosto ciò che era proibito: il mondo occidentale. Coca- cola, motociclette, auto di proprietà, vestiti, fast-food. Nell'Europa dell'Est il cinema americano illegale è diventato un fenomeno di massa, che secondo la tesi, documentata, di Ilinca Călugăreanu, è all'origine della rivolta che ha portato alla dissoluzione della cortina di ferro.
Tra questi film americani c'era Top Gun.
Io lo ammetto, ho sempre pensato che Top Gun fosse solo un film pieno di esibizioni cariche di testosterone e di bulli da due soldi. Discorso a parte la colonna sonora, bellissima: avevo anche la cassetta. Poi, da grande, ho scoperto che per molti dei miei coetanei aveva assunto un significato diverso. Nei paesi dell'Est circolava solo sul mercato nero, e quindi era diventato il simbolo della libertà, incarnato da quelle incredibili acrobazie di caccia che tuonavano nel cielo.
La libertà.
Maverick, è uno sbruffone. Tom Cruise lo rende alla perfezione. Non sta alle regole, mai, nemmeno in volo, creando lo scompiglio. Il suo avversario, interpretato da Val Kilmer, è un duro, ma disciplinato. I due gareggiano ovunque, anche sulla sabbia del beach volley, esibendo muscoli a più non posso. Anni Ottanta...
C'è da dire che gli istruttori sono geniali. Uno più bravo dell'altro. I loro discorsi sono da cineteca. Io adoro il primo, quello delle selezioni, per le sue battutacce a effetto. Poi c'è Michael Ironside, grande attore, vedi Scanners.
Poi c'è 'istruttrice sexy. All'inizio Maverick ci prova sfacciatamente con lei in un bar, completamente ignaro del ruolo che assumerà il giorno dopo in Accademia. Una bella trovata, immaginatevi la faccia di Maverick quando lei sale in cattedra. Ma in ogni caso la brava prof. se lo mangia con gli occhi. Così inizia l'interminabile flirtare, un tira e molla che ci tiene impegnati per metà film. Gli sguardi che scambiano sono più roventi di mille scene dai più noti film scandalosimesse assieme .
Poi ci sono le missioni, appunto. E le canzoni. Parte Take my breath away, e voi alzate il volume, raccomando.
Yodas Crew
TROLL HUNTER, André Øvredal, 2010
Tutto vero: nel 2009 sono stati ritrovati dei filmati ripresi da alcuni giovani giornalisti emergenti poi misteriosamente scomparsi. Il governo norvegese ha messo a tacere il contenuto dei nastri, facendo sparire tutti gli autori.
Cosa mostravano i filmati? L'esistenza dei troll. I troll, che si dividono in sei specie sconosciute, abitano le zone montuose disabitate, per lo più al centro della Norvegia. Non immaginatevi esseri simpatici. Sono molto aggressivi, soprattutto quando contraggono la rabbia. Sono molto simili ai troll come vengono tramandati dal folklore scandinavo, col caratteristico grande naso. Una specie però ha tre teste, di cui in realtà le due laterali sono finte, servono solo a spaventare gli animali. Un'altra specie si caratterizza per le dimensioni spropositate: 50 o cento metri, o giù di lì.
Come li hanno scoperti i nostri eroici giornalisti? Seguendo un tale, sospettato dai media di essere un bracconiere, che in realtà è stato incaricato direttamente dal governo di sterminare i troll che escono dalle zone disabitate e si avvicinano pericolosamente ai centri urbani. Ciò accade sempre più spesso, per via dei cambiamenti climatici e del buco dell'ozono, visto che i troll soffrono la luce.
Anche i se i troll non vi interessano, e non vi interessa sapere a che pericoli andiamo incontro, sappiate che ignorando questo documentario rischiate di perdervi alcuni dei panorami più belli che abbiate mai visto: fiordi immersi nella nebbia, coperti di neve, circondate da meravigliose foreste di conifere. E poi roulotte, campeggi, cabine in legno. Tanto trekking ed esplorazioni notturne di boschi.
Vedendo questo documentario vi verrà voglia di passare un week-end in camper presso i boschi, magari in Trentino, o in Svizzera, o anche in Norvegia.
Tra parentesi: le scene con troll fanno veramente paura, pur essendo esenti da splatter, e le immagini sono semplicemente tra le più belle mai viste su un grande schermo. Il finale è qualcosa di incredibile: appartiene a un altro mondo.
Troll hunter non è solo un film, è il capolavoro del mockumentary.
Yodas Crew
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disponibile (a pagamento) su: Youtube, Google Play, Apple, Rakuten
LA PAURA NEL CINEMA
DAVID LYNCH
(STRADE PERDUTE)